Ultimi arrivi

I retrobottega dei teatri non sono luoghi, ma tempi: percorsi, disguidi e occasioni attraverso cui il sapere e i valori dell'artigianato scenico si depositano e si rinnovano. Ma soprattutto, ci dice l'autore di questo libro, i retrobottega sono interstizi: spazi minimi che si aprono fra le mansioni consolidate, fra le fasi della vita previste o fissate a posteriori, fra le divisioni del lavoro che irrigidiscono le differenze fra gli autori e gli attori, fra la "pagina" e la "scena". Tutto ciò che nei paesaggi cementificati della storiografia e della critica corrente paiono le opposte sponde fra cui il teatro ordinatamente si comporrebbe – se fosse cosa morta. Per muoversi fra gli interstizi, l'autore sceglie il passo laterale del pedinatore, sembra divagare quand'invece raccoglie indizi, più che alle opere compiute si interessa alle potenzialità dei passi apparentemente perduti. Pedina Vittorio Alfieri che si fa attore e direttore di attori. Va ad osservare da vicino quale fosse il senso di un piccolo popolo di scrittori di tragedie apparentemente morte. Insegue i modi in cui attori e attrici memorabili si aprirono una strada fra scene desolate e repertori irrigiditi: da Antonio Morrocchesi a Carlotta Marchionni. La vita interstiziale del teatro emerge in questo libro riscattando alla storia una materia a lungo abbandonata all'aneddotica, all'erudiziene bibliografica e biografica, alla curiosità che di sé s'accontenta. Fra queste pagine che inseguono tracce e notizie minute, occhiate laterali e indizi trascurati, non c'è neppure un aneddoto. C'è invece un difficile modo di orizzontarsi nel teatro degli anni fra la Rivoluzione, Napoleone e il pieno Risorgimento, anni difficili da raccontare, infestati, per i posteri, da una selva talmente fitta di lapidi e monumenti da generare solo noia e incomprensione. Abbandonati agli orizzonti d'un destino artefatto e quindi cimiteriale.I destini cui l'autore pensa sono invece dubbiosi e vivi. Visti nel loro farsi, colti nel momento delle loro potenzialità.Si muove, l'autore, come chi si aggirava nel retrobottega d'un rigattiere o d'un mercante d'arte, riservando la sua attenzione ai tumuli impolverati, alla qualità ed alla consistenza delle cornici, al retro delle tele poggiate faccia al muro, rimandando il momento di giudicarle osservandole di fronte, come se ancora non volesse sapere se fossero destinate ad esser croste o capolavori
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The second and fully revised edition of "A Dictionary of Theatre Anthropology" that subtly juxtaposes the visual demonstrations of the performer's craft, from a wealth of Oriental and Occidental sources. Whereas most Western research is concerned with naturalism and psychological realism in acting, the Dictionary focuses on the performer's arduous and eclectic craft. More than just a dictionary, however, this is a handbook for theatre practitioners and a guide for students and scholars of transcultural performance. The Dictionary: aims to expand our knowledge of the possibilities of the scenic body, and of the spectator's response to the dynamics of performance; includes practical sections on balance, oppposition and montage, among other techniques; discusses isssues including The Text and the Stage, The Dilated Body, and Energetic Language; provides over 600 illustrated examples of the performer's craft, in black and white and colour. The visual essay of photographs, drawings and diagrams which runs parallel to the text is skilfully constructed to complement the textual argument. The result is not only a unique and lavishly illustrated sourcebook on Western and non-Western theatre but an inspiring tribute to the secret art of the performer
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