Ultimi arrivi

La filologia è indispensabile per leggere e capire Dante. Ma conoscere i problemi filologici posti da opere come la Commedia, la Vita nova o il De vulgari eloquentia è utile anche per scoprire che cos'è la critica del testo, poiché lo studio del modo in cui quei problemi sono stati affrontati nel corso del tempo dai vari editori consente di ripercorrere tutte le principali questioni metodologiche della filologia moderna applicata a testi latini e volgari. Ed è utile anche per comprendere perché è importante la storia della tradizione: la circolazione manoscritta e a stampa del corpus dantesco (e in particolare della Commedia e delle Rime) costituisce infatti un capitolo fondamentale di storia culturale tra Medioevo ed Età moderna. Il volume esamina complessivamente la tradizione delle opere dantesche, affiancando alla trattazione puntuale dei problemi filologici relativi ai singoli testi la ricostruzione del contesto storico e culturale.
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Il giornalismo è profondamente cambiato. Già radio e televisione, ottanta e sessanta anni fa, avevano modificato sensibilmente il modo di fare informazione e non solo sotto il profilo delle tecnologie utilizzabili. L'avvento di internet e la conseguente globalizzazione della comunicazione con il superamento delle barriere di tempo e di spazio - che continuano a caratterizzare i tre mezzi tradizionali - con la possibilità di informare in tempo reale, oltre ad accentuarne la crisi, ha determinato la nascita di una diversa professionalità modificando ruolo, funzione e specificità del giornalista che resta comunque il testimone più attento e insostituibile degli eventi che scandiscono la nostra vita. Ma ne ha aumentato, per le caratteristiche dei nuovi media, le responsabilità, richiedendo quindi un grado di cultura ancora più elevato, aggiornamento continuo, studio costante, attenta partecipazione nella percezione dell'eccezionale capacità penetrativa che il web consente.
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Ilario di Poitiers (+367/368) è stato anche poeta. Suo è il Liber hymnorum, primo innario cristiano in lingua latina. Ilario lo compone negli ultimi anni di vita, e in esso riversa tutta la sua sensibilità culturale, molto arricchitasi negli anni di esilio in Oriente: validamente vi coniuga l'intelligenza della fede nicena e della polemica con gli ariani, la familiarità con la pagina biblica e l'evidente formazione retorica della scuola tradizionale. Così echi classici, citazioni scritturistiche, dichiarazioni conciliari si miscelano, accanto a veri neologismi linguistici; il Liber appare difatti segnato da una netta scelta di originalità e da una qualità poetica complessa, non oscurata dalla frammentarietà della tradizione. Questo volume si offre quale studio complessivo del Liber hymnorum, a un secolo dalla sua ultima edizione commentata. La struttura è in tre parti: introduzione, testo critico con traduzione e commento. Nell'introduzione è descritto il contesto storico-religioso, oltre che la pregressa innografia cristiana; vi si presentano poi le fonti e i criteri per la nuova edizione, una dettagliata analisi metrica, i temi teologici del Liber e le ipotesi di una sua resa liturgica. Il commento affronta, procedendo ad verbum, le questioni filologiche, di lingua e stile, di contenuto. È così valorizzata una produzione poetica tanto singolare e significativa, prima del suo genere in Occidente.
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Raising key questions about race, class, sexuality, age, material culture, intellectual history, pedagogy, and gender, this book explores the myriad relationships between feminist thinking and Little Women, a novel that has touched many women's lives. A critical introduction traces 130 years of popular and critical response, and the collection presents 11 new essays, two new bibliographies, and reprints of six classic essays.The contributors examine the history of illustrating Little Women; Alcott's use of domestic architecture as codes of female self-expression; the tradition of utopian writing by women; relationship to works by British and African American writers; recent thinking about feminist pedagogy; the significance of the novel for women writers, and its implications from the vantage points of middle-aged scholar, parent, and resisting male reader
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Il volume esplora la presenza della moda nella letteratura contemporanea, analizzando in maniera specifica un intreccio perlopiù trascurato, e tuttavia fondamentale per definire il senso di una modernità segnata dal profondo rapporto con il corpo e con l'effimero. In un orizzonte non solo italiano, ma anche europeo, l'autrice rilegge opere e scrittori attraverso il tema degli abiti, scoprendo dietro l'apparente frivolezza una sorprendente complessità simbolica e significativi riferimenti socioculturali. Si definisce così una vera e propria letteratura della moda, con un panorama polimorfo di interpreti: da Leopardi e Baudelaire a Wilde, Mallarmé, d'Annunzio e Proust, dai futuristi ai crepuscolari sino a De Pisis, da Pirandello a Joyce e Moravia, da scrittrici come Irene Brin e Gianna Manzini ad attenti indagatori del costume quali Pasolini e Arbasino, capaci di rappresentare le inquietudini e le contraddizioni della contemporaneità anche attraverso la descrizione dell'apparire.
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"La primavera hitleriana" è una delle liriche montaliane più note, il cui valore epocale è per ogni lettore inscindibile dall'evento storico di cui parla: la visita di Hitler a Firenze il 9 maggio 1938. È dunque una poesia storica e politica, a tratti oratoria nel suo stile sublime; ma insieme è anche oscura, cifrata, diretta a una destinataria. Questo libro la esamina al microscopio spingendosi nell'interpretazione fin dove è possibile (e proponendo in parallelo una riflessione sull'istituto della parafrasi e sui diritti del commentatore); e inoltre la colloca nel contesto di tutta l'opera montaliana, confrontandola con altre liriche e con le circostanze biografiche attraversate dal poeta e dalla sua ispiratrice, Irma Brandeis, della quale si considerano i diari. Si tenta così la piena riscoperta delle fonti e dei significati del testo, mentre si approda a una nuova prospettiva generale sul rapporto tra verità poetica e verità biografica.
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Tra il 1922 e il 1924, Michail Bulgakov pubblica degli straordinari feuilleton in cui tratteggia la nuova Mosca, ora capitale della neonata Russia dei Soviet. Si tratta di reportage, aneddoti e descrizioni della vita moscovita ricchi di ironia, satira e denuncia sociale che ci restituiscono un'immagine inedita della città all'indomani della Rivoluzione, e nei quali l'autore sembra volerci accompagnare per mano alla sua scoperta. Ne risulta un quadro ben diverso da quello fornito dalla propaganda: una città in frenetico e continuo movimento dove nascono caffè, teatri, negozi, che si apre alla modernità e a una vita più libera; ma è anche la Mosca dei mendicanti e degli straccioni, della fame, della lotta disperata per la casa, del mercato nero, dei ricchi imprenditori senza scrupoli e dell'ignoranza e volgarità dei piccoli burocrati del nuovo potere... Senza dimenticare la vena satirica che lo contraddistingue, Bulgakov si fa, come ricorda Elisa Baglioni nella prefazione che accompagna questa sua traduzione, «il cronista di un cambiamento inarrestabile verso la modernizzazione e coglie i contrasti e le dissonanze che fanno parlare Majakovskij, tre anni più tardi, dell'esistenza di due Mosche. La Mosca sonnolenta che insegue il cigolio dei carri e l'altra insonne che "viene costruita e ribolle", a cui tocca "trattorizzarsi e fordizzarsi" per tirar fuori la campagna dal letargo»
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