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Following the killing of George Floyd in 2020, a moral panic gripped the US and UK. To atone for an alleged history of racism, statues were torn down and symbols of national identity attacked. Across universities, fringe theories became the new orthodoxy, with a cadre of activists backed by university technocrats adopting a binary worldview of moral certainty, sin and deconstructive redemption through Western self-erasure.This hard-hitting book surveys these developments for the first time. It unpacks and challenges the theories and arguments deployed by ‘decolonisers’ in a university system now characterised by garbled leadership and illiberal groupthink. The desire to question the West’s sense of itself, deconstruct its narratives and overthrow its institutional order is an impulse that, ironically, was underpinned by a more confident and assured Western hegemony, which is now waning and under great strain. If its light continues to dim, who or what will carry the torch for human freedom and progress?
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Ti capita mai di avere ben chiari tutti i passaggi del discorso che vuoi affrontare, ma di arrivare ad effetti completamente inattesi rispetto a quelli previsti? Sei capace di gestire gli attacchi verbali delle altre persone o tendi a soccombere di fronte alle prepotenze comunicative? Sei in grado di improvvisare e gestire gli imprevisti, oppure tendi a pianificare ogni dettaglio di ciò che vuoi dire, con il rischio di incepparti, balbettare e rimanere frustrato per l'occasione che non sei riuscito a sfruttare? Se ti sei ritrovato, in uno di questi esempi, "L'arte di usare le parole" è lo strumento che può farti diventare un comunicatore migliore, non solo perché ti insegna le regole fondamentali di una buona comunicazione aiutandoti ad adattarle al tuo stile personale, ma ti suggerisce numerose strategie pratiche di autodifesa verbale e di gestione del relazionale attraverso tattiche molto efficaci. La parte finale del libro ti permette concretamente di allenare tutti i concetti appresi, attraverso specifiche esercitazioni. Un vero e proprio manuale, concreto, semplice e completo, per imparare a maneggiare "l'arte di usare le parole". Prefazione di Gennaro Romagnoli.leggi di più
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A comprehensive survey of the key areas of research in cross-cultural communication, based on the authors' experience in organizing and delivering courses for undergraduate and postgraduate students and in business training in the UK and overseas.
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Come sono cambiati i media digitali? Quali sono le conseguenze della pervasività degli algoritmi e dei meccanismi di datificazione che si trovano oggi nei media? Come si è arrivati ai media algoritmici? Quali sono le implicazioni sulla socialità e sui percorsi di vita? Questo volume traccia una mappa dei principali temi e autori che hanno riflettuto sui quesiti centrali della relazione fra società e media digitali – intesi come dispositivi e piattaforme digitali che hanno in comune l'accessibilità tramite la rete internet e la possibilità di attivare forme di condivisione delle reti sociali e dei contenuti mediali. Il libro adotta un taglio storico-culturale che contestualizza le teorie e gli autori e insieme indaga le sfide più attuali in questo contesto, al fine di fornire spunti di riflessione e di dibattito. Il percorso si struttura in due parti: Teorie e Temi. La prima (Teorie) fornisce le coordinate concettuali del discorso e ricostruisce, anche dal punto di vista storico, gli sviluppi del dibattito sui processi culturali e comunicativi in rete; illustra l'evoluzione dei social media e le caratteristiche delle piattaforme algoritmiche, e affronta il tema della costruzione dell'identità e della socialità in rete. I capitoli della seconda parte (Temi) sono organizzati a coppie con l'obiettivo di approfondire verticalmente alcuni nodi centrali della relazione fra media digitali, piattaforme algoritmiche e società, quali: media digitali e corsi di vita, processi di datificazione, logiche dell'influenza, politica e movimenti sociali.
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L'etnometodologia è un approccio di ricerca sociologica nato tra gli anni Cinquanta e Sessanta ad opera del sociologo americano Harold Garfinkel. Nonostante le sue affermazioni radicali nei confronti del modo convenzionale di fare ricerca abbiano attirato per anni durissime critiche e l'emarginazione da parte dell'establishment sociologico americano, l'etnometodologia ha continuato ad attirare studiosi e ricercatori. Oggi essa ha istituti di ricerca propri connessi a vari dipartimenti di sociologia e una sessione ufficiale dell'American Sociological Association, organo istituzionale per eccellenza della sociologia americana. Eppure, in Europa essa è ancora poco conosciuta e ancor meno utilizzata dai sociologi come approccio di ricerca empirica. Partendo da questa premessa, il volume cerca di colmare una parte di questo gap della letteratura sociologica italiana, fornendo una presentazione dell'etnometodologia di Harold Garfinkel che si focalizza sugli aspetti più controversi del suo pensiero. In particolare, questo studio affronta il tema dell'"indicalità", che viene presentato come il principio più radicale e più centrale di tutta l'etnometodologia dalle sue origini sino ai suoi sviluppi più recenti. Per indicalità Garfinkel intende l'inevitabile legame che sussiste tra le azioni e le espressioni linguistiche che usiamo quotidianamente e il contesto in cui vengono prodotte e utilizzate affinché possano essere comprensibili e significative per tutti gli attori coinvolti.
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In our current screen-saturated culture, we take in more information through visual means than at any point in history. The computers and smart phones that constantly flood us with images do more than simply convey information. They structure our relationship to information through graphical formats. Learning to interpret how visual forms not only present but produce knowledge, says Johanna Drucker, has become an essential contemporary skill.Graphesis provides a descriptive critical language for the analysis of graphical knowledge. In an interdisciplinary study fusing digital humanities with media studies and graphic design history, Drucker outlines the principles by which visual formats organize meaningful content. Among the most significant of these formats is the graphical user interface (GUI)—the dominant feature of the screens of nearly all consumer electronic devices. Because so much of our personal and professional lives is mediated through visual interfaces, it is important to start thinking critically about how they shape knowledge, our behavior, and even our identity.Information graphics bear tell-tale signs of the disciplines in which they originated: statistics, business, and the empirical sciences. Drucker makes the case for studying visuality from a humanistic perspective, exploring how graphic languages can serve fields where qualitative judgments take priority over quantitative statements of fact. Graphesis offers a new epistemology of the ways we process information, embracing the full potential of visual forms and formats of knowledge production.
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This revised second edition of Language and Media: Provides an accessible introduction and comprehensive overview of the major approaches and methodological tools used in the study of language and media. Focuses on a broad range of media and media content from more traditional print and broadcast media formats to more recent digital media formats. Incorporates practical examples using real data, including newspaper articles, press releases, television shows, advertisements (print, broadcast, and digital), blogs, social media content, internet memes, culture jamming, and protest signs. Includes key readings from leading scholars in the field, such as Jan Blommaert, Sonia Livingstone, David Machin, Martin Montgomery, Ruth Page, Ron Scollon, and Theo van Leeuwen. Offers a wide range of activities, questions, and points for further discussion. The book emphasises the increasingly creative ways ordinary people are engaging in media production. It also addresses a number of urgent current concerns around media and media production/reception, including fake news, clickbait, virality, and surveillance. Features of the new edition include: Special attention on 'new media' forms such as websites, podcasts, YouTube videos, social media sites, and mobile apps such as Snapchat and Instagram; Additional material on: mobility and materiality in media, memes and virality, discourse processes in media production, collaborative production and user created content, reality TV, fake news, the role of algorithms and bots in media production and circulation, and media and resistance; Discussion of media surveillance, privacy boundaries, and the so-called 'right to be forgotten' related to Internet archiving; Brand new readings from key scholars in the field including Piia Varis, Jan Blommaert, Monika Bednarek and Martin Montgomery; Updated examples and references throughout, to reflect more contemporary issues. Written by three experienced teachers and authors, this accessible textbook is an essential resource for all students of English language and linguistics.Leggi di meno
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«Fa’ ciò che ami, e non lavorerai nemmeno un giorno in vita tua»: ecco lo slogan che ha mosso le nostre vite alla ricerca del lavoro dei sogni, quello che fai con il sorriso sulle labbra, che mette in gioco i tuoi talenti migliori e ti fa sentire parte di una squadra – di più: parte di una famiglia. Peccato che in quello slogan si nascondesse la ricetta per lo sfruttamento, il programma in codice per una nuova tirannia del lavoro che abbiamo accolto allegramente, convinti che il lavoro avrebbe ricambiato quell’amore. Ora però l'idillio si sta incrinando: al posto delle farfalle nello stomaco, la sensazione nettissima che in questa relazione qualcosa non vada. Perché facciamo sempre più fatica a cogliere il privilegio delle nostre vite precarie? Con Il lavoro non ti ama Sarah Jaffe ci aiuta a dare un nome e una ragione a questo groviglio di inquietudine, frustrazione e senso di colpa che fa da basso continuo alle nostre giornate lavorative, intrecciando le singole storie di lavoratrici e lavoratori a un’acuta analisi della storia recente. Guidata da Marx e Silvia Federici, Mark Fisher e bell hooks, Guy Standing, Selma James e molti altri, Jaffe ci mostra che il neoliberismo è anche un progetto di manipolazione delle emozioni, ma è un progetto che sta crollando ed esiste una possibilità di lotta a partire dalle sue rovine. Questo non è soltanto un libro che «fa pensare»: è un’istigazione al cambiamento, lo strumento per accendere una rivoluzione. «La beffa più grande del capitale è stata convincerci che il lavoro sia il nostro più grande amore», scrive Jaffe.«Liberare l’amore dal lavoro, allora, è la chiave per ricostruire il mondo».
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If you’re woke, you’re left. If you’re left, you’re woke. We blur the terms, assuming that if you’re one you must be the other. That, Susan Neiman argues, is a dangerous mistake.The confusion arises because woke is fuelled by traditionally leftwing emotions: the wish to stand with the oppressed and marginalized, to address historic crimes. But those emotions are undermined by widespread philosophical assumptions with reactionary sources. As a result, wokeism conflicts with ideas that have guided the left for more than 200 years: a commitment to universalism, a firm distinction between justice and power, and a belief in the possibility of progress. Without these ideas, the woke will continue to undermine their own goals and drift, inexorably and unintentionally, towards the right.One of the world’s leading philosophical voices, Neiman calls with passion and power for the left to return to the ideals that built the best of the modern world
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