Ultimi arrivi

Il libro di Simona Brunetti analizza a tutto campo uno dei testi di più larga, immediata e duratura fortuna del teatro del secondo Ottocento: La dame aux camélias di Alexandre Dumas fils (1852). L'indagine, condotta con impegno di completezza e chiarezza espositiva, ricostruisce la storia di un copione destinato a divenire il 'cavallo di battaglia' delle più acclamate attrici del teatro europeo che, misurandosi nella concezione e nell'interpretazione della protagonista, cercavano una definitiva consacrazione nell'Olimpo delle dive e stabilivano competitivi confronti con le più dirette rivali.
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Eugenio Barba, director, theorist and founder of Odin Teatret, is today one of the major points of reference for contemporary theatre. The Paper Canoe is the first major study of theatre anthropology; it distils all the research of ISTA, the International School of Theatre Anthropology, and focuses upon the pre-expressive level of the performer's art. Barba defines this as the basic technique which creates 'presence' on stage; a dilated and effective body which can hold and guide a spectator's attention. The Paper Canoe alternates between detached analysis and the observations of an ardent traveller who reveals the value of theatre as a discipline and a revolt. It comprises a fascinating dialogue with the masters of Asian performance and the makers of twentieth-century theatre, such as Stanislavski, Meyerhold, Craig, Copeau, Brecht, Artaud and Decroux, making their thoughts and techniques accessible and relevant to contemporary practice
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L'Esposizione Coloniale di Parigi del 1931 fu l'occasione per Artaud di assistere ad uno spettacolo di danze balinesi da cui fu immediatamente attratto. Da questa visione, Artaud trasse ispirazione per lo scritto Sul teatro balinese, tra i saggi fondamentali all'interno de Il teatro e il suo doppio, autentico manifesto artistico e, al tempo stesso, compendio delle idee visionarie del poeta di Marsiglia. In questo volume Nicola Savarese, con una rigorosa quanto sorprendente ricerca, ritrova il programma delle danze balinesi e individua nel Djanger la danza descritta da Artaud. E attorno alle intuizioni di Artaud, l'autore ricostruisce una sorta di diario dell'Esposizione Coloniale, restituendo non solo un fedele affresco del grande evento, ma anche il fiorente e spensierato clima culturale parigino, tra desideri di modernità ed echi di una antica grandeur.
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Eduardo raccontato dagli altri: centoquarantacinque voci, con molte testimonianze inedite, raccolte sul campo, a comporre pazientemente un mosaico di opinioni e di aneddoti, in un gioco di contrapposizioni e di rimandi, proprio come piaceva all'autore di tante situazioni, e parole, imbrogliate. Attrici e attori, registi, critici, giornalisti, ma anche persone comuni, spettatori, segnati da una sua parola, da un pensiero illuminante, sul quale riflettere, poi. Luci ed ombre, verità e spiritose invenzioni, teneri pudori e rabbie impreviste, si alternano in un percorso non casuale sul filo di luoghi e di temi fondamentali di una vita travagliata, alle volte convulsa e drammatica, alle volte struggente come il 'largo' di una sinfonia. Questo era dunque Eduardo, misterioso e inafferrabile, irritante e adorabile, commovente e commosso. Napoletano, italiano, europeo, per un teatro dei sentimenti, senza confini. A oltre vent'anni dalla morte, Eduardo è più che mai attuale, perché il mondo da lui esplorato ha in sé valori e disvalori fondamentalmente universali. E con lui si può guardare oltre. Verso la verità? Dal teatro alla vita, come davanti a uno specchio. Oblungo, convesso, finto?
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