Ultimi arrivi

Un viaggio attraverso la storia magnifica e complessa del teatro giapponese, dalla grandezza della tradizione alle soglie della modernità. Prendendo le mosse dalle origini rituali, religiose, folkloriche e colte, il libro giunge ai generi principali della tradizione (no, kyogen, bunraku e kabuki) fino alle soglie della modernità, soffermandosi su qualità, tendenze, eventi e spettacoli, gruppi e individui, artisti, scrittori, uomini di teatro.
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Le rappresentazioni teatrali - per noi indissolubilmente legate ai nomi di Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane e Menandro - rivestivano un'importante funzione religiosa e politica nel mondo greco. Le tragedie e le commedie attiche sono gli archetipi del teatro occidentale, ne hanno influenzato la vicenda più che bimillenaria: non a caso personaggi tragici, quali Antigone, Edipo, Elettra, Fedra, Medea, e maschere comiche (soldati fanfaroni, intellettuali boriosi, servi astuti, vecchi avari, giovani innamorati, avide mezzane) continuano a popolare il nostro immaginario teatrale. Questo volume, che ripercorre la storia del teatro greco dalle origini al III secolo a.C., si propone di ricostruire gli aspetti salienti di quella civiltà teatrale e di dar luce alla poetica dei suoi autori.
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Il teatro inglese è uno dei più ricchi, per l'importanza degli autori, la quantità e la qualità delle opere, di tutta la storia del teatro. I suoi periodi di maggiore fioritura corrispondono fondamentalmente all'età elisabettiana, dove campeggia la figura di Shakespeare; a quella della restaurazione in cui, alla fine del Seicento, dopo un periodo di censure e proibizioni, si verifica la ripresa dell'attività teatrale e il trionfo della "commedia delle maniere"; alla fine dell'Ottocento, con i drammaturghi brillantemente antiborghesi come Wilde e il primo Shaw; all'età contemporanea, quando il teatro è considerato un sofisticato strumento per dibattere idee e questioni sociali e politiche. Di questi periodi così essenziali Masolino d'Amico traccia un profilo incisivo, più attento a coglierne i momenti e le idee fondamentali che non a ridurli a mero catalogo di autori e di opere.
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Abbandonando l'ottica universale e antropologica di illustri lavori precedenti (come Storia della danza di Curt Sachs, o Danza e balletto di Gino Tani), il manuale di Pontremoli sceglie di limitarsi, con una concretezza che evita i pericoli di teorizzazioni disgiunte da solide basi documentarie, allo studio dell'evoluzione della danza occidentale nell'epoca moderna, cioè alla sua progressiva definizione come genere spettacolare parallelo alla lirica e alla prosa; un'ottica che comporta una minore attenzione verso il ballo e le danze sociali, esaminati nel loro rapporto con la danza e il balletto teatrali (causa di ricadute nella coreografia degli spettacoli e nelle tecniche dei professionisti).Dopo avere rilevato, nel primo capitolo, che già nel Medioevo la danza occidentale presenta un consistente repertorio di tecniche performative professionali, l'autore illustra come la fortuna quattrocentesca dei balli di società inneschi una richiesta di competenze tecniche che porta alla nascita di una nuova figura, il maestro di danza, e in seguito alla separazione fra danzatori occasionali e di mestiere, con l'inserimento di questi ultimi fra le attrazioni delle feste di corte (e successivamente dei teatri commerciali); la nascita della danza professionale e spettacolare porta a una progressiva presa di coscienza, da parte dei ballerini stessi e dei coreografi, della necessità di sviluppare un proprio linguaggio drammaturgico che conferisca alla loro arte, evitando la ghettizzazione nell'ambito delle esibizioni basate sulla semplice performance fisica, la stessa dignità delle rappresentazioni teatrali; analogamente viene avvertita la necessità di svincolare lo spettacolo di danza dalla funzione di complemento a altri eventi più importanti.La storia della emancipazione della danza come genere autonomo è affrontata restituendo una precisa personalità ai protagonisti di questo percorso e esaminando le successive poetiche drammaturgiche che fanno della danza classica un oggetto molto più complesso nelle sue stratificazioni di quanto appaia a uno sguardo superficiale; infine il manuale approda al Novecento, secolo in cui una nuova sensibilità corporea ridefinisce lo statuto di questa arte come forma di espressione; il panorama del secolo appena trascorso è tracciato con competenza, individuando allo stesso tempo nella danza attuale i contributi forniti dalle avanguardie e le eredità delle tecniche classiche, e evitando confusioni di fenomeni diversi all'interno di uno stesso calderone; analoga attenzione spinge l'autore a parlare in questo capitolo del Butô giapponese, danza nata sulla base di una ideologia della crisi che la rende molto più vicina alle esperienze espressioniste europeee che al panorama tradizionale dell'arcipelago.Il saggio è completato da un glossario dei termini tecnici, da un ricco corpo di schede relative ai personaggi di cui si parla nel volume (un vero e proprio dizionario biografico), e da un apparato iconografico costituito da 31 tavole.
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