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Attore, scrittore, regista, cantante, danzatore sufi, ricercatore universitario, iracheno di Bagdad, autoesiliato in Italia: un'esperienza di vita molto particolare, se non unica, si dispiega in questo libro di Kassim Bayatly con la forza delle cose esemplari. Dal racconto dei primi anni italiani alle prese con le difficoltà dei migranti, all'apprendistato universitario, dalla fondazione del Teatro dell'Arcano, agli spettacoli-rituali, la storia umana e teatrale dell'autore guarda alla feconda tradizione della ricerca di Grotowski e Barba, ma costruisce una personale via al teatro, fatta di esercizio quotidiano e spiritualità, di tecnica dell'attore e mistica del movimento, nei territori dei "corpi sottili" che ricongiungono ognuno a una realtà arcana della vita, più armonica, più profonda, forse anche più felice. Una biografia artistica ma anche un breviario per teatranti fuori dagli schemi, scritto da un teatrante che ha dimostrato concretamente cosa può essere un "ponte" tra mondi che qualcuno vuole ostinatamente tenere distanti.
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La scena teatrale ha sempre svolto un ruolo fondamentale nell'elaborazione collettiva della coscienza tragica. Se è vero che oggi gli artisti di teatro più profondi e originali che danno voce al sentimento tragico non sembrano per lo più muoversi sulla falsariga della tragedia, è vero peraltro che questo genere ereditato dalla tradizione è vischioso e che il modello antico non cessa di affascinare la creazione moderna. Possono quell'antropologia e quella drammaturgia antica mettere in gioco ancora le nostre domande sul tragico? Che cosa di fatto avviene quando il mito o il testo della tragedia antica entra in collisione con filosofie, ideologie, convenzioni, istanze comunicative attuali? Come dialoga il modello con la contemporaneità? Sono questi gli interrogativi sottesi ai saggi che qui presentiamo, articolati in due parti. La prima, affidata a studiosi del mondo greco, riflette sul funzionamento di un congegno capace di portare a galla un vissuto angoscioso, ma anche di controllarlo, ed evidenzia i segni della crisi già tuttavia presenti in una macchina rassicurante. Non è facile, infatti, raggiungere e mantenere stabilmente un equilibrio nell'elaborazione del tragico; I'intuizione della “fralezza del destino umano” si riaffaccia continuamente sul disincantato e sulla paura. Nella spinta a trasformarsi, interna alla tragedia fin dalla sua origine, sta forse la base di una duttilità a modellarsi su contenuti sempre nuovi che provoca e alimenta l'inchiesta della modernità. I saggi della seconda parte analizzano alcuni momenti della scena degli ultimi decenni in cui la tragedia antica si plasma sui temi ideologici del nostro tempo e si offre come paradigma ideale per progetti di rinnovamento del teatro volti a ritrovare, in un confronto con le radici, i connotati della comunicazione teatrale che il tempo ha depotenziato o smarrito. Quel che interessa indagare, dunque, sullo stimolo della tragedia antica che attraversa il moderno, è, insieme, una filosofia dell'esistenza e una filosofia della scena.
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À travers peintures, sculptures et photographies, Sur scène en 1900 évoque la vie théâtrale aussi bien à Paris qu'en province. C'est au c?ur de la Belle Epoque un moment d'intense création dans tous les domaines artistiques.Cet ouvrage propose une approche inédite du théâtre de cette époque, offrant une étonnante galerie de portraits : les grands acteurs comme Sarah Bernhardt, Mounet-Sully, Coquelin, Jeanne Samary sont représentés par des peintres ou sculpteurs célèbres tels Dantan, Renoir ou Carolus-Duran.Au fil de ces pages abondamment illustrées, le lecteur découvre un monde où de nombreux courants artistiques se côtoient, révélant les passions esthétiques d'une période de paix où la France renaît.
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The gap between theory and practice in rehearsal is wide. many actors and directors apply theories without fully understanding them, and most accounts of rehearsal techniques fail to put the methods in context.Systems of Rehearsal is the first systematic appraisal of the three principal paradigms in which virtually all theatre work is conducted today - those developed by Stanislavsky, Brecht and Grotowski. The author compares each system ot the work of the contemporary director who, says Mitter, is the Great Imitator of each of them: Peter Brook. The result is the most comprehensive introduction to modern theatre available.
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