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Quando nel 1537 Cosimo de’ Medici prende il potere a Firenze, il disegno politico della famiglia è già delineato e toccherà al giovane sovrano portarlo a maturazione. Cosimo speziale e il nipote Lorenzo (il Magnifico) avevano percepito l’importanza dello spettacolo nel programma di manipolazione del consenso necessario ad assicurare grandiosità e stabilità alla nascente signoria, ma necessità tattiche avevano loro consigliato di dissimularsi dietro un formale rispetto delle istituzioni democratiche. In veste di granduca e con le necessarie sanzioni, Cosimo I può imprimere il proprio marchio su ogni iniziativa. Lo spettacolo progredisce velocemente guadagnando a Firenze e alla dinastia prestigio internazionale; la corte diviene il centro unitario di ogni manifestazione pubblica e gli artisti vedono nell’associazione al potere l’unica forma possibile di attività. Separata dall’organizzazione ufficiale, ma ad essa legata da indissolubili complicità, anche la Commedia dell’Arte trova la sua sede regolare, nel teatro della Dogana, a pochi metri da quello degli Uffizi.
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Da quasi sette secoli il no­, genere classico del teatro giapponese, mantiene viva e ininterrotta la propria vicenda artistica. Lungo questo considerevole arco di tempo le forme attoriche, le prassi pedagogiche, il repertorio, la cultura materiale e gli orientamenti estetici propri al no sono stati trasmessi da maestro ad allievo dimostrando, senza mai perdere contatto con le istanze socio-culturali delle diverse epoche attraversate, una innegabile continuità formale in rapporto alla tradizione. Aggiornare la tradizione senza forzarne le strutture profonde, lavorare per il futuro avendo ben presente il passato, rappresenta la modalità principale attraverso la quale la trasmissione dei saperi è stata incarnata e praticata dai vari maestri a partire da Zeami in poi. Per comprendere il senso della maestria, sviscerarne i meccanismi profondi di funzionamento nell'ambito del teatro no­, non si è potuto prescindere da una necessaria contestualizzazione antropologica. Tale approccio metodologico si è rivelato essenziale per affrontare in modo appropriato le questioni storiche, culturali, filosofiche, etiche, artistiche e segnatamente teatrali sollevate dalla ricerca. In un serrato intreccio tra mito e storia, tra oralità e scrittura, e in un fecondo dialogo con i trattati di Zeami, si propone uno sguardo al percorso che ha condotto il no ad essere ancora oggi un teatro vivo e vitale e a raggiungere il successo e l'affermazione presso le platee giapponesi prima, e mondiali poi, senza abbandonare mai la via dei maestri.
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